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(06.08.10) Nel Primiero il presidente della Provincia Autonoma
di Trento è stato accolto due giorni fa
da una contestazione
di un gruppo di contadini inferociti che gli hanno fatto
forse percepire come la corda sia già abbastanza
tirata e rischia di spezzarsi
Dellai,
contestato dai contadini e da Giovanazzi, decide una
'revisione' della strategia imposta dalla lobby
dell'orso
di
Michele Corti
Da
abile politico Dellai ha forse capito che non può
più delegare ai tecnoburocrati della Provincia
e del Parco Adamello Brenta e ai verdi la politica sull'orso che
rischia di creare 'grane' politiche. Specie se le iniziative
di Nerio Giovanazzi (ex-Forza Italia 'moderato') si
saldassero con le proteste popolari
L'altro
ierinel Primiero Lorenzo Dellai si è trovato ad affrontare
una contestazione inaspettatamente dura. I toni dei
contadini - che brandivano le foto delle loro pecore
dilaniate - erano esasperati. 'Non si può andare
avanti così'. E' stata solo la goccia che fa
traboccare il vaso ...
La
beffa del Primiero
A
fine luglio De Paoli, presidente del Comprensorio del
Primiero e consigliere provinciale aveva già
scritto a Dellai (lo aveva già fatto in autunno)
una lettera in cui :
«si
chiede gentilmente alla S.V un rafforzamento dell’attività di controllo nella zona del Primiero e delle misure preventive (cattura dell’esemplare) affinché le persone si sentano maggiormente rassicurate, a prescindere dal risarcimento».
Va
avanti da troppo la 'fiera dell'orso' con il tira
e molla su M5, il suo va e vieni tra Veneto e Trentino
senza che la decisione della cattura (voluta dalla Regione
Veneto) sia attuata. Una beffa perché, se si trattasse
ancora di M5, si starebbe parlando di un esemplare che
- con tanta fatica - era stato catturato dal Servizio
Forestale e Faunistico della PAT proprio in Primiero
l'autunno scorso. Per poi lasciarlo uccel di bosco e
consentirgli di seminare il panico e una scia impressionante
di sangue (tanto sono asini e pecore, 'cose spregevoli'
per i nobili signori dell'orso). Il tutto tra la montagna
vicentina e veronese per poi tornare in Primiero dove
gli episodi di predazione son già stati numerosi
(solo negli ultimi gorni 20 pecore sbranate). E se anche
non fosse più M5 ma un altro orso le cose non
cambiano. 'Che sia M5, JJ4 o Yoghi a noi non interessa'
gridavano gli allevatori.
Il
fine politico fiuta che la corda si sta tendendo un
po' troppo
Preso
in contropiede Dellai ha dichiarato di aver notato in
Primiero una 'percezione del problema che non ho notato
in altri territori'. Forse, però, se andasse
dalle parti del Bondone dove a giugno un orsa con tre
cuccioli ha imperversato non troverebbe una 'percezione'
diversa.
Gli
orsi sono ormai 40-45, con la prospettiva di arrivare
presto a 50-60 visto il successo riproduttivo e l'esito
delle cucciolate. Quando gli 'orsologi' anni fa ipotizzavano
gli scenari futuri della reintroduzione del plantigrado
consideravano il numero di 40 orsi quale obiettivo ambizioso
anche se tale da garantire stabilità della popolazione
ursina e scongiurare la deriva della consanguineità.
Erano gli stessi fautori del progetto orso che giudicavano
il progetto 'una scommessa ambiziosa' e si chiedevano
(E. Duprè, P. Genovesi, L.Pedrotti, Le
probabilità di successo del Progetto di immissione
in: Adamello
Brenta Parco, anno 1998 n. 2 pag. 2):
«...
la
presenza dell’orso, in un’area così densamente
antropizzata, può sollevare conflitti anche gravi
tra l’orso e l’uomo, infatti l’orso può causare
danni alle attività umane o, addirittura, esiste
il rischio che possa rappresentare un pericolo per l’incolumità
stessa dell’uomo. È ancora compatibile perciò
la presenza di questo grande carnivoro in un Paese densamente
abitato dall’uomo? I conflitti che potranno nascere
saranno sostenibili? Le amministrazioni saranno in grado
di prevenire i danni che l’orso potrà causare
o di rifondere i danni eventualmente denunciati dagli
allevatori e dagli apicoltori? E, quesito più
importante, l’uomo vuole ancora convivere con l’orso?».
Faciamus experimentum in corpore vili
(detto latino attribuito ai medici che praticavano esperimenti
sui corpi dei poveracci). La 'nobile causa' vale il
rischio. Tanto le vittime sono 'i poveracci'. E
la politica ha 'lasciato fare' agli apprendisti stregoni.
L'obiettivo
è stato raggiunto prima del previsto ma gli orsi,
tranne qualche 'puntata' di soggetti particolarmente
avventurosi restano concentrati in un areale abbastanza
ristretto. Sono le 'barriere ecologiche' che fernano
la diffusione degli orsi. All'interno del loro areale
una parte della popolazione, anche sotto la spinta
di una competizione per i siti migliori tenderà
sempre di più a portarsi ai margini delle aree
montane, verso i paesi. Un fatto che comporterà
crescenti impatti (per l'agricoltura, l'allevamento
e altre attività) e crescenti rischi per l'incolumità.
Le
intemperanze di qualche orso particolarmente 'esuberante'
non sono ancora nulla in confronto di quanto potrebbe
accadere quando gli orsi, cresciuti ancora di numero,
'interagiranno' in modo sempre più frequente
con l'uomo. Già ora si sta procedendo a sostituire
i cassonetti con un modello 'anti-orso' corazzato. Quali
altre misure sono dietro l'angolo? Dovrà cambiare
il modo di vivere? Non si potrà andare più
in campagna e nei boschi?
Le
implicazioni politiche
Al
di là della contestazione nel Primiero Dellai
sa bene che il problema-orso potrebbe sfuggire di mano
e diventare
un argomento pericoloso. Ad
interpretare (o 'cavalcare' a secondo dei punti di vista)
le preoccupazioni di chi vive in montagna nei piccoli
centri e di chi vive di montagna (dai pastori
agli apicoltori) ci ha pensato infatti Nerio Giovanazzi.
Il consigliere che nei giorni scorsi ha depositato in
consiglio provinciale una petizione che non usa certo
toni 'buonisti'. Nel testo, infatti, si legge:
«La popolazione degli orsi in questi ultimi anni è numericamente cresciuta, al punto di raggiungere circa 40-45 esemplari.
Alcuni di essi hanno assunto comportamenti che limitano la libertà delle persone producendo timori e paure nei cittadini per le loro ormai frequenti incursioni a ridosso dei centri abitati oppure per le loro apparizioni su sentieri generalmente battuti, incuranti della presenza umana, determinando così situazioni a volte insostenibili».
I firmatari chiedono alla
Giunta
«di intervenire per catturare quei soggetti che sempre più spesso frequentano luoghi urbanizzati, in applicazione del protocollo di gestione degli orsi problematici, e che vengano adottate tutte le soluzioni possibili, ivi compreso anche l'abbattimento, al fine di far ritornare alla normalità le comunità e i territori vessati dalla presenza di esemplari con cui non è possibile giungere a quella convivenza puramente teorica auspicata da chi però non subisce costantemente contatti ravvicinati».
Il
tutto rafforzato dal fatto che:
«è vero che non ci sono stati casi di aggressione all'uomo, ma c'è tantissima gente che non esce più di casa per paura di essere attaccata. Ho sentito persone che, dopo un incontro con l'orso, sono rimaste traumatizzate, ma non l'hanno reso pubblico».
Aggiungiamo
che Giovanazzi, incurante del politically correct
usa, udite, udite, anche la sacrilega parola 'abbattimenti'.
Ora tutto sarebbe facilmente gestibile se Giovanazzi
fosse un leghista. Ma il nostro è un ex-Forza
italia 'moderato' che è uscito dal centro-destra
per creare un suo movimento 'Amministrare il Trentino'.
Un centrista, quindi, come è centrista Dellai
che si è staccato dal PD in occasione delle ultime
elezioni e che vuole apparire un 'moderato' (quindi
anche non troppo vicino ai verdi e alle loro orsofilie). Aggiungasi
che Giovanazzi ha anche accusato la Lega nel 2008
di 'fare demagogia' sull'orso. Se ora si muove lui per
Dellai ciò rappresenta un segnale d'allerme.
Mossa con
perfetto tempismo. Si annuncia una 'svolta'
Così
con la petizione di Giovannazzi in consiglio e le contestazioni
subite il presidente ha pensato che fosse il caso di
lanciare un segnale, subito. Gli va dato atto del tempismo
che scavalca la burocrazia.
Il
giorno stesso Dellai e il Direttore del Servizio
Forestale e Faunistico, Romano Masè, (che forse
si sarà preso anche un 'cazziatone' dopo il montare
del malcontento) annunciano
una 'svolta' nella politica dell'orso, una 'nuova fase
gestionale' all'insegna della par condicio: le istanze
degli orsofili valgono quanto quelle di chi 'considera
i plantigradi un pericolo'. Una piccola rivoluzione
culturale (e politica).
«la Provincia autonoma di Trento ha deciso di avviare uno specifico approfondimento tecnico - scientifico che dovrà fornire indicazioni circa le soglie di sostenibilità della presenza della specie in relazione alle potenzialità degli habitat disponibili, determinata non solo rispetto alle disponibilità teoriche trofiche e di spazio, ma anche con riferimento alla presenza sul territorio di tutta una serie di attività antropiche connesse ai medesimi habitat».
Ah,
se si avesse un po' più di coraggio in più
e non ci si nascondesse dietro il dito 'tecnico-scientifico'!.
Approfondimento politico serve, altro che tecnico-scientifico,
valutare sulla bilancia la paura, la limitazione della
libertà della gente dei piccoli centri e le soddisfazioni
degli orsofili, le loro cadreghe, la ricaduta dell'orso-testimonial
in termini di marketing territoriale. I furbi che vendono
la 'salsa dell'orso' mentre gli apicoltori si dannano
ecc. ecc. Che cos'è se non politica?
Un
particolare decisivo
Ad
avvalorare la 'svolta' (e a far ritenere che non si
tratta solo di tattica) vi è l'annuncio che gli
studi saranno svolti da soggetti 'terzi'. E forse qui
c'è la consapevolezza da parte del politico Della
che la 'delega' agli orsofili è andata troppo
oltre e che la politica ha troppo subito l'iniziativa
delle congreghe autoreferenziali degli 'esperti'.
Queste ultime dopo aver messo da parte gli studiosi
'storici' dell'orso in trentino e tutti quelli che avanzavano
perplessità sull' operazione 'imort ursino sloveno',
hanno 'pilotato' abilmente il Parco Adamello-Brenta
gettando le premesse con il Life Ursus di scelte poi
difficilmente reversibili. Sono poi riusciti o
a travasare senza soluzione di continuità il
progetto Life Ursus nella 'gestione anmministrativa
ordinaria' della PAT, a tradurre i loro obiettivi in
atti politici vincolanti della Provincia e a trasferire
personale del Gruppo orso del Parco Adamello-Brenta
in forza al Servizio Foreste e Fauna (a tempo
indeterminato). Ricordiamoci sempre che le cadreghe
hanno sempre un peso notevole in queste storie. Un vero
en plain se si considera che anche il PACOBACE,
che stabilisce le linee della politica sull'orso anche
delle regioni limitrofe, trae origine da Life Ursus
e dagli orientamenti degli orsologi che vi hanno partecipato.
Riuscirà
Dellai a svincolarsi dalle forti posizioni acquisite
dalla congrega dell'orso e dalla sua prepotente e arrogante
pretesa di autoreferenzialità? Una bella scommessa.
Stiamo
a vedere. Vediamo se lo studio sugli impatti
sulla pastorizia sarà effettuato (come sempre)
dagli orsologi o terrà conto dei punti di
vista dei pastori, delle associazioni agricole e
agli esperti di pastorizia. Vediamo se il PACOBACE
continuerà ad essere considerato intoccabile
come la Costituzione mentre altro non è che un
documento di lavoro della lobby pro orso tradotto in
linea politica ufficiale per un malgoverno che lascia
ai verdi e ai loro esperti dichiarati e schierati la
facoltà di stabilire le regole del gioco come
essi meglio credono in piena e totale autoreferenzialità
Forse
è meglio non mettere la volpe a guardia del pollaio.
Ma, si sa, siamo in un 'mondo alla rovescia'.
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